Trattamenti

TRATTAMENTI PODOLOGICI

Nelle nostre strutture vengono trattate le seguenti patologie del piede :

Infiammazioni e Dolori

Metatarsalgie

La Metatarsalgia comprende una serie di sindromi dolorose corrispondenti alla regione plantare del piede riferita alle teste metatarsali (l’ultima parte della falange che si articola con la base della falange, in genere chiamata cuscinetto plantare). Si tratta di un disturbo frequente che colpisce le ossa e le articolazioni.Le metatarsalgie del piede sono sintomi di patologie che possono rivelarsi gravi per il piede e la sua pianta in primis, ma anche per la schiena, l’anca o addirittura il ginocchio.

 

Forse non tutti sanno che i dolori alla colonna vertebrale che spesso si avvertono non dipendono solamente dalla schiena, ma anche e soprattutto dal piede. Lo diamo per scontato, ma i nostri piedi sono continuamente sottosforzo per mantenere in equilibrio il nostro corpo e supportarne il relativo peso durante tutta la giornata.

I dolori al piede solitamente sono classificati come metatarsalgie, in altre parole si parla di sindromi che colpiscono la parte anteriore del piede, i cosiddetti metatarsi, provocando dolore al plantare e al dorso. Esse sono dovute agli squilibri di carico oppure a malattie sistemiche, a lesioni dei capi articolari o dei tessuti mobili, per questo le metatarsalgie del piede possono manifestarsi come biomeccaniche e non biomeccaniche. Le prime sono dovute a patologie dipendenti da squilibri e sovraccarico dei metatarsi, dall’altra parte le metatarsalgie non biomeccaniche sono conseguenti all’insorgere di malattie articolari, reumatiche o vascolari.

 

In questi casi bisogna partire dal presupposto che la metatarsalgia non è una patologia ma un sintomo, per cui è sempre provocato da altri problemi e patologie. Tale problema deve essere curato il prima possibile per non incappare in dolori amplificati in tutte le altre parti del corpo. Il dolore coinvolge la parte anteriore del piede e nella maggior parte dei casi camminando i dolori aumentano, il caricamento del peso cambia e si arriva ad assumere posizioni scorrette che a lungo andare influiscono sulla colonna vertebrale provocando seri dolori.

 

Gli strumenti per diagnosticare le metatarsalgie del piede sono la radiografia, in un secondo step l’ecografia e la baropodometria che analizzando la camminata identifica la distribuzione del peso e quindi individua la quantità di carico supportata da entrambe le piante del piede.

 

Ci sono diverse cure possibili per i sintomi da metatarsalgia del piede: l’utilizzo di plantari ortopedici per un breve periodo coadiuvato dall’uso di scarpe a pianta larga, oltre alla possibilità di sottoporsi a terapie di varia natura per alleviare il dolore. Nei casi considerati più gravi la chirurgia risulta la soluzione più adatta per modificare la conformazione ossea del piede ormai compromessa, ma in questo frangente bisogna affidarsi ad un chirurgo abile e consapevole in quanto si tratta di un intervento molto delicato.

metatarsalgia-rocchi

Fasciti plantari

Rappresenta un processo infiammatorio a carico del cosiddetto legamento arcuato, altrimenti noto come aponeurosi plantare o fascia plantare. La fascite plantare è una patologia relativamente frequente; rappresenta, infatti, circa il 10% di tutte le patologie che interessano il piede ed è una delle più comuni cause di dolore fra l’ arcata del piede e l’ inserzione del tallone.

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Speroni calcaneari e talalgie

Con il termine talalgia si intende genericamente infiammazione e dolore al tallone. Essa è messa in relazione a diverse situazioni: spina calcaneare (anomala crescita ossea della porzione inferiore del calcagno dove si inserisce la fascia plantare), fascite plantare (infiammazione della fascia plantare o aponeurosi plantare), entesiopatia inferiore calcaneare (infiammazione della fascia plantare alla sua inserzione al calcagno), ecc.

Le persone che presentano un piede cavo o eccessivamente piatto , alterazioni posturali e funzionali (es. sindrome pronatoria) e gli sportivi (specie quelli che praticano la corsa), sono particolarmente predisposti a queste problematiche.

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Talloniti e tallodinie

La tallodinia o tallonite generalmente indica una patologia infiammatoria che causa una condizione dolorosa del tallone, ovvero la parte posteriore del piede, inferiore al calcagno. In ambito medico la tallonite è nota con il nome di tallodinia o di talalgia plantare. Per la cura della tallonite è consigliato un assoluto riposo e, solo in rari casi, si ricorre alla chirurgia.

Quali sono le cause della tallodinia?

Le cause della tallonite possono essere condizionate da molti aspetti. La tallonite può avere origini neurologiche, metaboliche o congenite. Tra le cause più comuni troviamo:

Piede cavo

Aumento di peso

Sovraccarico sportivo o lavorativo

Postura errata da utilizzo di calzature con i tacchi.

Chi soffre di tallonite?

La tallonite colpisce soprattutto persone di età superiore ai 40 anni e in sovrappeso. Negli sportivi è più facile che insorga l’infiammazione, soprattutto quando la parte del calcagno è sottoposta a continue sollecitazioni. Il sintomo “dolore” è sicuramente una delle prime cause di riduzione della capacità atletica di un soggetto e la tallodinia è una condizione frequente negli atleti, che spesso  sono costretti a lunghi periodi di riposo.

Quali sono i sintomi della tallonite?

I sintomi della tallonite sono legati al tipo di disturbo che dà origine all’infiammazione:

Si manifesta come dolore nell’area del tallone e del calcagno, molto intenso la mattina quando ci si alza dal letto e ogni volta che ci si mette in piedi dopo essere stati seduti o fermi per molto tempo.

Se il fastidio è più diffuso ed esterno il problema potrebbe essere una tendinite dell’achilleo.

La tallodinia può interessare uno o tutti e due i talloni contemporaneamente; fattori predisponenti sono sicuramente rappresentati dalla posizione del calcagno rispetto all’asse dell’arto: un calcagno valgo o varo favorisce l’insorgenza di tallodinia poiché induce un alterato carico sulle aree interessate e dal fattore ambientale che è sicuramente più determinante nello scatenare il quadro sintomatologico:

Scarpe scorrette (con intersuola troppo rigida)

Uso di ortesi inadeguate (scarpe con appoggi interni che accentuano il varismo o il valgismo del calcagno)

Eccessivi carichi di lavoro (troppe sedute di allenamento prolungate eccessivamente nel tempo)

Superfici di allenamento troppo dure (il cemento ad esempio)

Numero elevato di gare in brevi archi di tempo, etc.

In genere, in questi casi, il dolore coinvolge entrambi i talloni ed è di tipo puntorio (trafittivo) e/o associato a senso di bruciore in sede.

La digito-pressione del calcagno spesso evoca un dolore acuto, attenuato dall’applicazione in sede di ghiaccio. I talloni possono presentarsi tumefatti e caldi.

Un caso a parte rappresenta la tallodinia mono-laterale: il dolore su un singolo tallone deve indurre a prendere in considerazione condizioni specifiche locali (ad esempio uno sperone calcaneare, che consiste in una ipercalcificazione della fascia plantare nella inserzione del calcagno) o disturbi della postura che possono determinare squilibri del carico corporeo:

un arto più corto

una dislocazione di un’anca rispetto all’altra

una dismetria del bacino

una scoliosi sono tutte condizioni che predispongono a caricare in modo non corretto sui due arti;

un ipercarico costante può comportare sofferenza sul calcagno interessato e, conseguentemente dolore.

Da qui la necessità di fare diagnosi e, soprattutto nelle condizioni di tallodinia monolaterale, delle cause che predispongono all’insorgenza del corteo sintomatologico.

In quali casi sono consigliate le terapie di mantenimento per la tallonite?

Le cosiddette terapie di mantenimento sono sconsigliate nella maggior parte dei casi poiché rischiano di aggravare la tallonite.

Per esempio, i farmaci antinfiammatori e quelli antidolorifici sono solitamente controindicati perché, sopprimendo il dolore, consentono un carico che non è detto che la struttura ossea possa in realtà reggere.

Solo dopo che la tallonite è guarita è opportuno utilizzare un adeguato plantare, utile nei casi di cause dell’infiammazioni anatomiche e non rimosse.

La terapia prevede riposo assoluto, associato a crioterapia (ghiaccio) nella prima settimana, associato ad anti-infiammatori per uso sistemico e/o locale.

Le talloniere di sostegno in silicone possono fornire un supporto di notevole interesse, tuttavia il loro uso non sempre è adeguato e va valutato caso per caso. In alcuni casi il recupero precoce può essere agevolato da applicazioni fisioterapiche in sede: ionoforesi medicata, laser, magnetoterapia, ultrasuoni (la cui scelta varia sulla base delle indicazioni dello specialista).

Notevole importanza assume la correzione di quei fattori che possono contribuire all’insorgenza della patologia:

un esame baropodometrico adeguato, in orto-stasi e in deambulazione, associato eventualmente ad una radiografia dei piedi in proiezione laterale, possono fornire informazioni utili ad escludere ed eventualmente correggere i fattori predisponenti o, quanto meno, ad attenuarne il loro effetto.

NB: Si deve distinguere la tallodinia da sperone calcaneare, fastidiosa spicola ossea sotto il calcagno e fascite plantare, tipica sindrome da sovraccarico sportivo, per sollecitazione della tensione plantare ed infiammazione inserzionale dell’abduttore dell’alluce, una sindrome dolorosa abbastanza frequente soprattutto tra gli atleti.

Tendiniti

Che cos’è la tendinite del piede?

Le tendiniti del piede sono infiammazioni molto comuni, in aumento negli ultimi anni soprattutto per una maggiore frequenza della pratica sportiva fin dalla giovane età e per l’uso di calzature spesso inappropriate suggerite dalla moda.

I tipi più comuni di tendiniti sono:

Tendinopatia achillea: il tendine calcaneare o tendine d’Achille è il tendine che collega i muscoli del polpaccio alla parte posteriore del tallone. È il tendine più largo e forte del corpo. L’infiammazione è un evento frequente durante la corsa e non a caso si parla di tendinite del podista

Tendinite del tibiale posteriore: si tratta di una tendinite solitamente associata con il piede piatto. Il tendine del muscolo tibiale posteriore si inserisce tra la parte interna della caviglia e il collo del piede

Tendinite dei tendini dei flessori: si manifesta con dolore nella parte posteriore della caviglia sul lato dell’alluce. Questa tendinite è tipica dei ballerini per via della posizione in equilibrio sulle punte richiesta dall’attività

Tendinite dei tendini estensori delle dita: colpisce la parte superiore del piede ed è solitamente causata dallo sfregamento del piede contro la scarpa o da condizioni infiammatorie come l’artrite reumatoide

Quali sono le cause della tendinite al piede?

Le cause della tendinite ai piedi possono verificarsi per diverse motivi:

infortuni

traumi

usura

movimenti ripetitivi durante lo sport

calzature inappropriate

sfregamento contro speroni ossei

malattie metaboliche

La causa più frequente delle tendinite è un sovraccarico funzionale del tendine sottoposto a un’attività eccessiva come avviene nella corsa o in altre attività sportive.

Borsiti

Le borsiti, di solito riferite all’ alluce valgo o all ‘articolazione metatarso- falangea del 5 dito, sono uno dei problemi più comuni alla parte frontale del piede. La borsite nell’ alluce è un gonfiore rilevante all’interno del piede intorno all’articolazione dell’alluce. Questo gonfiore in realtà è un osso che protrude verso l’interno del piede. Con il movimento continuato dell’alluce verso le altre dita, è comune riscontrare che l’alluce si trovi sotto o sopra il secondo dito.

Di conseguenza dolore , gonfiore, rossore e impossibilità all ‘ utilizzo normale delle calzature.

Gonfiore caviglie e piedi

Caviglie gonfie

Le caviglie gonfie sono un problema piuttosto comune più frequente in età avanzata, nelle persone in sovrappeso, durante la gravidanza e in chi soffre di problemi alle vene. Alla base c’è un accumulo di liquido dovuto alla cosiddetta ritenzione idrica. Il gonfiore che ne consegue può coinvolgere anche piedi, polpacci e cosce.

Le cause delle caviglie gonfie possono variare da traumi fisici a problematiche più prettamente mediche. L’accumulo può ad esempio essere dovuto a un’immobilità prolungata, all’assunzione di farmaci, all’azione degli ormoni o a problemi di salute, in particolare legati a scompenso cardiaco o insufficienza renale o epatica.

In generale, un gonfiore bilaterale (che interessa cioè entrambe le caviglie) porta a sospettare la presenza di un problema sistemico determinato dall’aumento della pressione a livello dei capillari o a una diminuzione della pressione oncotica (cioè quella generata dalle proteine presenti nel plasma sanguigno). Il gonfiore di entrambe le caviglie potrebbe inoltre essere associato a un’insufficienza venosa bilaterale (cronica in quasi tutti i casi) o a infiammazioni delle articolazioni.

Un gonfiore monolaterale può essere invece associato a un trauma o a una patologia che si manifesta solo nel distretto corporeo interessato, ad esempio una malattia alle articolazioni o una patologia vascolare. Inoltre differenze nella circolazione a livello locale possono far sì che il gonfiore sia più accentuato in un caviglia che nell’altra.

Quali malattie si possono associare alle caviglie gonfie?

Le patologie che si possono associare alle caviglie gonfie sono le seguenti:

Cirrosi biliare primitiva

Embolia

Infarto miocardico

Insufficienza renale

Insufficienza venosa

Linfedema

Malattie reumatiche

Pre-eclampsia

Scompenso cardiaco

Tromboflebite

Trombosi venosa profonda

Vene varicose

Si ricorda che questo non è un elenco esaustivo e che sarebbe sempre meglio consultare il proprio medico di fiducia in caso di persistenza dei sintomi.

 Le Caviglie Gonfie

Le caviglie sono delle strutture del corpo umano molto soggette a sollecitazioni sia in ambito sportivo sia durante la quotidianità e perciò sono molto esposte a traumi, di lieve o grave entità, oltre che a diverse patologie. Tra queste ultime è molto comune il gonfiore alle caviglie che si manifesta soprattutto tra le persone che stanno in piedi oppure sedute per molte ore al giorno: infatti se i muscoli rimangono immobili, il sangue con fatica riesce a raggiungere il cuore e perciò aumenta la pressione venosa con un conseguente accumulo del liquido plasmatico nelle caviglie che favorisce il gonfiore.

Solitamente le caviglie tendono a gonfiarsi in maniera improvvisa e gradualmente; spesso il gonfiore si estende anche al piede.

I più colpiti sono gli anziani, coloro che fanno una vita sedentaria (chi lavora i ufficio o chi guida il camion) e le donne in menopausa.

Se la patologia si presenta da sola non è preoccupante ma nel caso in cui dovessero presentarsi altri sintomi è necessario effettuare delle analisi più approfondite.

LE CAUSE

Le caviglie gonfie possono dipendere da diversi fattori: se si gonfia una sola caviglia può dipendere da una lesione o un trauma, mentre se si gonfiano entrambe la causa è patologica.

Come già anticipato la patologia tende a colpire le persone che passano molte ore in piedi o sedute, poi altre cause comuni sono:

– gravidanza: le caviglie tendono a gonfiarsi soprattutto verso l’ottavo e il nono mese a causa dell’aumento del peso della gestante. Spesso il gonfiore permane nei 10 giorni successivi al parto;

– lesione alla caviglia;

– frattura della caviglia;

– tendinite alla caviglia;

– cattiva circolazione sanguigna;

– ritenzione idrica;

– insufficienza venosa;

– linfedema;

– coaguli di sangue;

– patologie al cuore, al fegato e ai reni;

– infezioni;

– obesità;

– artrite reumatoide;

– reazioni allergiche;

– malattie alla tiroide;

– puntura d’insetto;

– vecchiaia;

– mestruazioni e sindrome pre-mestruale;

– abuso di sale e alcool;

– temperature calde.

Alluce valgo

L’alluce valgo o abdotto valgo è caratterizzato dalla deviazione del I° dito verso le altre dita, spesso accompagnata da sovrapposizione, o sottoposizione al II° dito o facendo deviare anche questo verso l’esterno.

L’articolazione corrispondente diventa pronunciata, spesso è dolente e può presentare ipercheratosi/tilomi (=callosità) e/o borsiti (=infiammazioni delle borse) per il conflitto con le calzature, che è opportuno sottoporre a trattamento podologico.

Spesso il movimento dell’alluce si riduce progressivamente, fino a portare anche ad un hallux limitus/rigidus.

In genere le cause dell’alluce valgo sono legate alla familiarità, all’utilizzo di calzature inadeguate (specie se a punta), e/o a problemi biomeccanici (sindorme pronatoria).

Per proteggere le sporgenze ossee dai conflitti con le calzature e/o borsiti , lo Studio di Podologia del Dr.Rocchi realizza ortesi digitali specifiche.

ortesi digitale

Alluce valgo e II° dito a martello e sovrapposto a I° e III° dito

Nel caso in cui si riscontrasse una sindrome pronatoria, è opportuno che essa venga compensata con dei plantari in modo da agire prevenendo o rallentando l’evoluzione in valgismo dell’alluce.

Quando un alluce valgo pronunciato ed associato a dita a martello presenta dolore a livello metatarsale, i plantari realizzati dal nostro Studio avranno anche lo scopo di distribuire meglio il carico e dare comfort.

Di conseguenza dolore , gonfiore, rossore e impossibilità all ‘ utilizzo normale delle calzature.

Dita a martello e a griffe

Con il termine “dita a griffe / martello” si indica una varietà di posizioni anomale delle dita che possono essere strutturate cioè che le dita non possono cambiare neanche se vengono trazionate (deformità) o riducibili (atteggiamento).

Le dita si mostrano piegate e/o sovrapposte o sottoposte ad altre dita, con diversi gradi.

Quando un dito è a martello, subisce spesso il conflitto con la calzature, specie se questa è a punta e presentano ipercharatosi/tilomi (=callosità) e/o borsiti.

 

Specifiche ortesi digitali

A queste situazioni, spesso si associa una contemporanea sporgenza a livello della pianta del piede, della teste metatarsali corrispondenti alle dita che sono a martello. Ciò frequentemente è accompagnato da dolore, con metatarsalgia da sovraccarico e comparsa di ipercheratosi/tilomi plantari. Specifici plantari possono alleviare la sofferenza e permettere una vita normale.

Quando un dito è piegato, spesso appoggia al suolo con l’unghia; questa quindi subirà microtraumi ripetuti che porteranno, specie nelle persone predisposte, ad alterazioni più o meno permanenti delle unghie quali onicogrifosi e pachinichia (=aumento dello spessore), cambio di direzione di crescita, onicolisi (=scollamento), onicofosi (=callosità alle unghie), ecc.

Di conseguenza dolore , gonfiore, rossore e impossibilità all ‘ utilizzo normale delle calzature.

Sindromi pronatorie - Piedi piatti

Generalità

I piedi si definiscono piatti quando presentano un arco plantare mediale più basso della norma o completamente assente.

Di conseguenza, chi soffre di questa alterazione anatomica possiede piedi la cui parte centrale interna appoggia del tutto, o quasi, al suolo.

Piede PiattoI piedi piatti possono essere una condizione congenita oppure acquisita.

Quando presenti, i sintomi più comuni consistono in: dolore ai piedi, dolore alla caviglie, dolore alla ginocchia e iperpronazione.

Per una diagnosi corretta, sono molto spesso sufficienti l’esame obiettivo e l’anamnesi.

Il trattamento dipende dalla severità della sintomatologia: per i casi meno gravi, può bastare una terapia conservativa; per i casi più gravi, è necessaria la chirurgia.

Breve richiamo su cos’è l’arco plantare mediale

Com’è possibile notare dall’immagine sottostante, i piedi dell’essere umano presentano, sul bordo interno, una zona rialzata che si stacca dall’appoggio col suolo. Questa zona rialzata prende il nome di arco plantare mediale o volta longitudinale interna.

L’altezza dell’arco plantare mediale – ossia quanto la zona rialzata si stacca dal suolo – varia da persona a persona.

Cosa sono i piedi piatti?

I piedi piatti – conosciuti anche con la terminologia al singolare di piede piatto – sono una malformazione anatomica, in presenza della quale i piedi di un individuo presentano un arco plantare mediale più basso del normale o completamente assente.

Nelle persone con piedi normali, la parte centrale interna dei piedi non appoggia al suolo: la presenza di un arco plantare della giusta altezza garantisce una distribuzione del peso del corpo, sul piede, corretta, e una migliore efficacia nella camminata (è meno dispendiosa). Il tutto comporta un minor rischio di danni muscolo-scheletrici agli arti inferiori e ai piedi in particolare.

Nelle persone con piedi piatti, invece, la parte centrale interna dei piedi appoggia del tutto al suolo: ciò altera la distribuzione del peso sui piedi e predispone quest’ultimi a fenomeni dolorosi e degenerativi delle articolazioni, dei muscoli, delle ossa e dei legamenti.

I piedi piatti sono una malformazione generalmente bilaterale; tuttavia, in alcune circostanze possono riguardare un piede soltanto.

 

Piede Normale, Piede Cavo, Piede Piatto

I BAMBINI HANNO I PIEDI PIATTI?

Nei bambini molto piccoli e fino a una certa età della fanciullezza, i piedi piatti sono una costante per almeno due motivi:

L’arco plantare deve ancora svilupparsi;

Nei piedi è presente una quantità di tessuto adiposo tale da rendere poco visibile la volta longitudinale interna.

Durante il normale percorso di crescita, i piedi del bambino si snelliscono e accentuano sempre di più l’arco plantare.

 

Cause

Il piede piatto può essere una condizione congenita, trasmessa da uno dei genitori come caratteristica somatica, oppure una condizione adattativa, successiva alla presenza di determinati fattori favorenti.

Tra i possibili fattori favorenti i piedi piatti di natura adattativa, rientrano:

Traumi al piede o alla caviglia;

Patologie neurologiche o neuromuscolari, come per esempio la spina bifida, la paralisi cerebrale o la distrofia muscolare;

Patologie del tessuto connettivo, come la sindrome di Ehlers-Danlos o la sindrome da ipermobilità articolare;

Un errore nella formazione delle ossa del piede, durante lo sviluppo uterino;

L’obesità e il sovrappeso;

L’artrite reumatoide;

L’invecchiamento;

Il diabete;

Abitudini posturali errate;

L’utilizzo di calzature inadeguate;

Lunghi periodi di inattività;

Uno stato di gravidanza. In questo caso, gli effetti sono temporanei.

Sintomi e Complicanze

Per approfondire: Sintomi Piede Piatto

In genere, la presenza di piedi piatti non è associata a sintomi particolari.

In quei casi in cui l’assenza dell’arco plantare è sintomatica, i disturbi più comuni consistono in: dolore ai piedi (in particolare sul tallone o a livello della parte centrale), dolore alle caviglie, dolore alla parte bassa delle gambe, dolore alle ginocchia, dolore alle anche, dolore lombare, iperpronazione, gonfiore nella parte interna delle caviglie e problemi muscolo-scheletrici a livello dei piedi.

SIGNIFICATO DI IPERPRONAZIONE

Premessa: il termine pronazione rappresenta la rotazione che il piede compie verso l’interno subito dopo l’appoggio a terra. Questo momento prende il nome di contatto iniziale e fa parte della fase di appoggio del ciclo del passo.

Gli esperti in materia di appoggio del piede parlano di iperpronazione (o pronazione eccessiva), quando il piede, durante la fase d’appoggio, ruota eccessivamente verso l’interno o ruota in un momento in cui non dovrebbe.

La pronazione eccessiva sposta il peso del corpo sul lato interno (o mediale) del piede, anziché sull’intera pianta. In altre parole, durante la camminata e soprattutto la corsa, un soggetto con iperpronazione focalizza tutto il peso corporeo, esclusivamente, sul bordo interno dei piedi.

Tutto ciò destabilizza il piede, il quale tenterà di riconquistare stabilità con un movimento opposto a quello imposto dalla rotazione verso l’interno. Tale tentativo influisce sull’efficienza biomeccanica della gamba, in particolare del ginocchio e dell’anca.

QUANDO RIVOLGERSI AL MEDICO?

La condizione nota come piedi piatti rende necessario il consulto di un medico quando:

I piedi o una qualsiasi altra parte dell’arto inferiore sono dolenti, a dispetto di plantari inseriti opportunamente nelle calzature;

Le calzature indossate si consumano molto velocemente sul margine interno del piede, a causa di un’eccessiva iperpronazione;

I piedi mancano completamente dell’arco plantare. In tali circostanze, l’intera pianta appoggia per terra;

I piedi danno la sensazione di essere deboli, rigidi e insensibili.

Molto spesso, è fondamentale anche il consulto di un podiatra, ossia uno specialista delle affezioni dei piedi, e di un ortopedico, cioè un medico specializzato nella diagnosi, nel trattamento e nella prevenzione delle patologie del complesso sistema di muscoli, ossa, tendini, legamenti e nervi, presenti nel corpo umano.

Diagnosi

Per una diagnosi di piedi piatti sono sufficienti, molto spesso l’esame obiettivo e l’anamnesi.

I medici considerano il ricorso a ulteriori test diagnostici quando il paziente lamenta un’intensa sintomatologia (dolore intenso al piede, alla caviglia e/o al ginocchio).

Piede Piatto DiagnosiTra i test diagnostici ulteriori, rientrano: i raggi X, una TAC, un’ecografia e una risonanza magnetica nucleare (RMN).

ESAME OBIETTIVO E ANAMNESI

L’esame obiettivo è l’insieme di manovre diagnostiche, effettuate dal medico, per verificare la presenza o assenza, nel paziente, dei segni indicativi di una condizione anomala. In presenza di una sospetta condizione di piedi piatti, il medico osserva i piedi del paziente da di fronte, da dietro e durante una camminata.

L’anamnesi è la raccolta e lo studio critico dei sintomi e dei fatti d’interesse medico, denunciati dal paziente o dai suoi familiari (N.B: i familiari sono coinvolti, soprattutto, quando il paziente è molto piccolo).

RAGGI X

I raggi X ai piedi producono immagini su lastra radiografica di ossa e articolazioni, presenti nei piedi. Sono molto utili a identificare una condizione di artrite (si ricorda che l’artrite reumatoide è un possibile fattore favorente il piede piatto).

Il ricorso ai raggi X prevede l’esposizione del paziente a una piccola quantità di radiazioni ionizzanti nocive per la salute dell’essere umano. Sotto tutti gli altri aspetti, i raggi X rappresentano un test indolore.

TAC

Una TAC ai piedi permette di ottenere immagini dei piedi da diverse angolazioni e con maggiori dettagli, rispetto ai raggi X.

La maggiore presenza di dettagli ha un suo prezzo: l’esposizione alle radiazioni ionizzanti – le quali servono alla produzione delle immagini – è decisamente superiore a quella prevista in occasioni dei raggi X.

L’esecuzione di una TAC è completamente indolore.

ECOGRAFIA

Un’ecografia ai piedi permette al medico di vedere qual è lo stato di salute dei tessuti molli interni ai piedi. Oltre a essere indolore, è anche un esame completamente non invasivo: gli ultrasuoni di cui si avvale per la produzione delle immagini su un monitor non sono affatto dannosi per l’essere umano.

RISONANZA MAGNETICA NUCLEARE

Grazie alla creazione di campi magnetici, una risonanza magnetica nucleare ai piedi fornisce immagini dettagliate dei tessuti molli e dei tessuti duri dei piedi.

Oltre a essere indolore, è anche un test completamente non invasivo: i campi magnetici che servono alla creazione delle immagini non sono affatto dannosi per la salute dell’essere umano.

Trattamento

Se sono asintomatici (cioè se non causano alcun tipo di dolore), i piedi piatti non richiedono alcun trattamento particolare.

Se, invece, sono causa di dolore, in base alla gravità della sintomatologia, un medico potrebbe optare per una terapia non-chirurgica (o terapia conservativa) oppure per una terapia chirurgica.

TERAPIA NON-CHIRURGICA O CONSERVATIVA

Per quanto concerne la terapia non-chirurgica (o conservativa), i possibili trattamenti consistono in:

Utilizzo di ortesi plantari podologiche (o semplicemente plantari). Le ortesi plantari podologiche sono modellate sul piede del paziente;

Esercizi di stretching (o allungamento muscolare) per tutti i muscoli della gamba che fanno riferimento al tendine d’Achille;

Utilizzo di scarpe ortopediche per piedi piatti;

Esercizi di fisioterapia per il miglioramento della tecnica di camminata e della tecnica di corsa. In genere, i medici sottopongono a questo tipo di trattamento i pazienti che praticano sport – tra cui, in particolare, corsa, podismo, marcia ecc – con una certa continuità;

Un programma dietetico per la riduzione del peso corporeo. Ovviamente, tale trattamento è riservato ai pazienti in sovrappeso o affetti da obesità;

La somministrazione di farmaci antidolorifici, per ridurre la sensazione dolorosa;

Un periodo di riposo da tutte quelle attività che favoriscono la comparsa del dolore (es: corsa, lunghe camminate ecc). In alternativa, i medici consigliano ciclismo o nuoto.

Si ricorda ai lettori che la terapia conservativa non rappresenta una cura per i piedi piatti, ma un rimedio per alleviare la sintomatologia.

TERAPIA CHIRURGICA

I medici prendono in considerazione l’intervento chirurgico per i piedi piatti, quando la terapia conservativa si è rivelata inefficace (o non ha fornito i risultati sperati) e la sintomatologia è molto intensa.

I dettagli dell’operazione ai piedi piatti variano a seconda delle alterazioni anatomiche responsabili dell’anomalia. Sulla base di ciò, è possibile affermare che ogni paziente rappresenta un caso a sé stante, trattato in maniera diversa da chiunque altro.

Come avviene per ogni operazione chirurgica, anche nel caso dell’intervento ai piedi piatti, il paziente si sottoporrà a una serie di specifici esami pre-operatori.

Prevenzione

Mantenere sotto controllo il peso corporeo, essere costanti nell’attività fisica, indossare calzature comode e di buona fattura e correggere eventuali comportamenti posturali errati sono le principali misure preventive, nei confronti dei piedi piatti.

Sindromi supinatorie - Piedi cavi

La supinazione eccessiva è una disfunzione biomeccanica del piede, caratterizzata da importante aumento della volta plantare con appoggio esterno. Questo atteggiamento del piede, se non trattato, può favorire l’insorgenza di alterazioni scheletriche sia podaliche che sovrasegmentarie: alluce rigido, metatarsalgia, deformità digitali,ipercarico sul V Metatarsale, tendinopatia dei peronieri, tendinopatia dell’achilleo, sofferenze sul gemello latarale, sofferenze sul perone, ginocchio varo-valgo, accorciamenti muscolari, alterazioni sul rachide.

La diagnosi è clinica, ci si avvale di numerosi test biomeccanici e posturali. Un’Ortesi Plantare che controlla una supinazione anomala ha lo scopo di prevenire l’insorgenza delle complicanze elencate precedentemente.

PIEDE CAVO

Il piede cavo, anche se a volte è legato a malattie neurologiche, reumatiche o postraumatiche, ecc., che possono anche portare a situazioni a volte invalidanti, di per sé non è una patologia, ma una semplice condizione anatomica in cui l’arco plantare è particolarmente accentuato. Tuttavia questa struttura anatomica, con limitata superficie d‘appoggio, retrazione dei tendini e dell’aponeurosi plantare, disassamento retro-avampodalico, ecc., predispone a varie problematiche e patologie, che, a seconda delle calzature utilizzate, dell’attività lavorativa e sportiva, possono manifestarsi più o meno precocemente e con diversi livelli di sintomatologia.

Nel tempo, si potranno presentare dita a griffe/martello e patologie infiammatorie come metatarsalgie da sovraccarico, fasciti plantari, spine calcaneari e talalgie in genere, tendinopatie specie del tendine d’Achille, oppure patologie biomeccaniche come gli eccessi supinatori e pronatori o manifestazioni cutanee (es. callosità) o borsiti.

Piede Reumatico - Artrosico

Patologie sistemiche che colpiscono le articolazioni e le ossa, come l’artrite reumatoide e l’artrosi, portando a deformità anche a livello del piede, sono frequenti. Anche l’età senile di per sé, implica una maggior usura delle strutture ed una loro degenerazione che spesso si manifesta con deformazioni, ad esempio delle dita, e dolore.

In queste situazioni, anche la cute in corrispondenza delle sporgenze ossee è spesso sofferente e può presentare callosità, lesioni e borsiti. In questi casi il trattamento podologico di rimozione delle callosità e di medicazione e protezione di lesioni o borsiti è necessario per ripristinare e mantenere in salute il piede e la persona che diversamente tenderà ad evitare di uscire e di camminare.

 

 

La terapia ortesica plantare è fondamentale innanzitutto per dare sollievo a situazioni di dolore e secondariamente, dove possibile, per cercare di ripristinare una corretta biomeccanica che riduca le sollecitazioni di zone sovraccaricate.

In questi casi nello Studio di Podologia del Dr. Rocchi verranno realizzati plantari palliativi, con appoggio molto morbido e confortevole. Se non corretta, andrà e riequilibrare la distribuzione dei carichi, specie a livello del metatarso e, se compresenti altre alterazioni anatomiche e funzionali o patologie, andrà a personalizzare l’ortesi in base alla situazione presentata (instabilità, eccesso pronatorio, talalgie, ecc.).Specie nelle patologie a rapida evoluzione come l’artrite reumatoide, i controlli per il monitoraggio della condizione cliniche e le relative modifiche delle ortesi plantari devono essere frequenti (almeno ogni 6 mesi).

Anche la terapia ortesica digitale in questi casi è molto utile per allineare, proteggere e scaricare le sporgenze ossee e le zone di conflitto dolorose per ridurre il conflitto con la calzatura, prevenire callosità e lesioni.

 

Piede reumatico con onicodistrofia (=alterazione delle unghie)

Col passare degli anni, le unghie subiscono un cambiamento fisiologico; esse infatti nel tempo tendono a diventare  più spesse e nel contempo meno elastiche e compatte. Ciò favorisce l’instaurarsi di onicomicosi (=malattie causate da funghi).

La predisposizione alle micosi delle unghie aumenta anche in presenza di unghie modificate a seguito di traumi subiti, di patologie circolatorie, di diabete, ecc., che influiscono negativamente, tra le altre cose, anche sulle unghie.

Le onicodistrofie (=alterazioni delle unghie), come ad esempio le onicogrifosi (=unghie ispessite), sono quindi frequenti ed è importante sottoporle a trattamento podologico periodico di riduzione dello spessore eccessivo e di accorciamento adeguato.

Piede diabetico - Vascolare - Neuropatico

Patologie sistemiche come il diabete, la vasculopatia (specie quella arteriosa) e la neuropatia, possono portare al piede problematiche anche molto gravi.

Le persone affette da piede diabetico, arteriopatico o neuropatico sono infatti persone a rischio ulcera.

Per evitare questa temibile condizione, che può portare fino all’amputazione dell’arto inferiore, è opportuno mettere in atto un rigido protocollo di prevenzione che comprende il trattamento podologico periodico delle eventuali callosità ed alterazioni delle unghie, norme igieniche, stili di vita ed utilizzo di presidi come scarpe specifiche, plantari ed ortesi digitali che preservino dal rischio di lesione le zone eccessivamente sollecitate e di conflitto.

I plantari che vengono presso i nostri Studi sono costituiti da materiali studiati appositamente per i piedi diabetici, ed hanno lo scopo di fornire un appoggio molto morbido e riequilibrare i carichi e gli assetti anomali.

Se la persona diabetica, vascolare, neuropatica ha subito in precedenza un’amputazione, a seconda dell’estensione e localizzazione della stessa, è possibile approntare plantari specifici e/o protesi digitali in silicone medicale di riempimento delle porzioni mancanti.

In caso invece di presenza di ulcere, le terapia podologica sarà in primis rivolta alla cura dell’ulcera mediante courettage della lesione ed applicazione di medicazione avanzate e scarichi fissi mirati; la terapia ortesica plantare o digitale avrà lo scopo primario di scarico.

Piede dello sportivo

Rispetto alla resto della popolazione, le persone che praticano sport, sono più predisposte a sviluppare problematiche al piede. Ciò in relazione al tipo di sport praticato ed all’intensità e frequenza degli allenamenti.

Oltre agli eventi traumatici (fratture, distorsioni, stiramenti, lesioni e contusioni legate a cadute, scontri diretti, ecc.), le sollecitazioni lievi ma ripetute, portano ad un’usura precoce di determinate strutture, specie quando queste sono già predisposte ad alterazioni e problematiche a causa della loro conformazione anatomica, posturale e funzionale.

 

Per cui, quando si intraprende un’attività sportiva, specie se questa è molto legata alla funzione del piede come la corsa, l’atletica, il calcio, il basket, il volley, ecc., è importante eseguire un check-up del piede. Ciò per identificare le proprie caratteristiche anatomiche, posturali e biomeccaniche e le eventuali predisposizioni a patologie ed approntare, se necessario, un’ortesi plantare che normalizzi la funzione del piede. In questo modo si previene l’insorgere di sintomi e patologie che spesso obbligano alla sospensione dell’attività sportiva.

Inoltre, normalizzando la funzione del piede (ad esempio distribuendo in modo ottimale il carico di lavoro sui vari distretti, contenendo movimenti eccessivi di prono-supinazione, aumentado la superficie d’appoggio, andando a detendere la fascia plantare, e così via a seconda delle caratteristiche di ciascuno), si ottiene, oltre alla prevenzione di sintomi e malattie, il miglioramento della performance atletica.

Con l’utilizzo di plantari, rigorosamente specifici per ogni atleta, si ottiene anche la riduzione del dispendio energetico. Ciò grazie anche ai materiali tecnologicamente all’avanguardia che utilizziamo nel nostro studio.

 

In caso patologie conclamate (fasciti plantari, tendinopatie, metatarsalgie, ecc.) e di sintomatologia (dolore, gesto atletico poco efficace, ecc.) è opportuno realizzare plantari in funzione dei sintomi e della malattia per permettere di curare la patologia accorciando i tempi di guarigione e permettendo, ove possibile, una minima riduzione/sospensione dell’attività sportiva.

Si possono presentare semplici irritazioni dovute a sfregamento, ma anche vesciche e bolle più o meno estese o dolorose, oppure callosità nei punti di eccessiva sollecitazione, situazioni che necessitano di trattamento podologico.

Eventi traumatici dovuti a scontri diretti, alle calzature o all’attività intensa, possono causare unghie incarnite o traumi alle unghie con eventuali ematomi subungueali (=sotto le unghie) ed eventuale successiva perdita dell’unghia.

In questi casi l’unghia potrà ricrescere senza problemi e presentarsi a fine crescita esattamente come quella precedente, oppure, risultare alterata nello spessore, direzione di crescita ed adesione; in altre situazioni, l’unghia potrebbe incarnirsi durante la crescita, specie nelle persone che già sono predisposte.

In questi casi, il precoce intervento del Podologo permette di risolvere tempestivamente il problema e prevenire le complicanze senza sospendere l’attività sportiva o riprendendola nel più breve tempo possibile.

Inoltre l’attività sportiva unita all’utilizzo prolungato di calzature ginniche non favorenti la traspirazione, porta alla macerazione della pelle, specie negli spazi tra le dita, luogo privilegiato per l’instaurarsi della micosi o tinea pedis o piede d’atleta (=infezione da funghi della pelle).

Manifestazioni Dermatologiche

Tilomi plantari e ipercheratosi-calli

La Metatarsalgia comprende una serie di sindromi dolorose corrispondenti alla regione plantare del piede riferita alle teste metatarsali (l’ultima parte della falange che si articola con la base della falange, in genere chiamata cuscinetto plantare). Si tratta di un disturbo frequente che colpisce le ossa e le articolazioni.

Le metatarsalgie del piede sono sintomi di patologie che possono rivelarsi gravi per il piede e la sua pianta in primis, ma anche per la schiena, l’anca o addirittura il ginocchio.

 

Forse non tutti sanno che i dolori alla colonna vertebrale che spesso si avvertono non dipendono solamente dalla schiena, ma anche e soprattutto dal piede. Lo diamo per scontato, ma i nostri piedi sono continuamente sottosforzo per mantenere in equilibrio il nostro corpo e supportarne il relativo peso durante tutta la giornata.

 

 

 

I dolori al piede solitamente sono classificati come metatarsalgie, in altre parole si parla di sindromi che colpiscono la parte anteriore del piede, i cosiddetti metatarsi, provocando dolore al plantare e al dorso. Esse sono dovute agli squilibri di carico oppure a malattie sistemiche, a lesioni dei capi articolari o dei tessuti mobili, per questo le metatarsalgie del piede possono manifestarsi come biomeccaniche e non biomeccaniche. Le prime sono dovute a patologie dipendenti da squilibri e sovraccarico dei metatarsi, dall’altra parte le metatarsalgie non biomeccaniche sono conseguenti all’insorgere di malattie articolari, reumatiche o vascolari.

 

In questi casi bisogna partire dal presupposto che la metatarsalgia non è una patologia ma un sintomo, per cui è sempre provocato da altri problemi e patologie. Tale problema deve essere curato il prima possibile per non incappare in dolori amplificati in tutte le altre parti del corpo. Il dolore coinvolge la parte anteriore del piede e nella maggior parte dei casi camminando i dolori aumentano, il caricamento del peso cambia e si arriva ad assumere posizioni scorrette che a lungo andare influiscono sulla colonna vertebrale provocando seri dolori.

 

Gli strumenti per diagnosticare le metatarsalgie del piede sono la radiografia, in un secondo step l’ecografia e la baropodometria che analizzando la camminata identifica la distribuzione del peso e quindi individua la quantità di carico supportata da entrambe le piante del piede.

 

Ci sono diverse cure possibili per i sintomi da metatarsalgia del piede: l’utilizzo di plantari ortopedici per un breve periodo coadiuvato dall’uso di scarpe a pianta larga, oltre alla possibilità di sottoporsi a terapie di varia natura per alleviare il dolore. Nei casi considerati più gravi la chirurgia risulta la soluzione più adatta per modificare la conformazione ossea del piede ormai compromessa, ma in questo frangente bisogna affidarsi ad un chirurgo abile e consapevole in quanto si tratta di un intervento molto delicato.

Micosi ungueali

La Metatarsalgia comprende una serie di sindromi dolorose corrispondenti alla regione plantare del piede riferita alle teste metatarsali (l’ultima parte della falange che si articola con la base della falange, in genere chiamata cuscinetto plantare). Si tratta di un disturbo frequente che colpisce le ossa e le articolazioni.

Le metatarsalgie del piede sono sintomi di patologie che possono rivelarsi gravi per il piede e la sua pianta in primis, ma anche per la schiena, l’anca o addirittura il ginocchio.

 

Forse non tutti sanno che i dolori alla colonna vertebrale che spesso si avvertono non dipendono solamente dalla schiena, ma anche e soprattutto dal piede. Lo diamo per scontato, ma i nostri piedi sono continuamente sottosforzo per mantenere in equilibrio il nostro corpo e supportarne il relativo peso durante tutta la giornata.

 

 

 

I dolori al piede solitamente sono classificati come metatarsalgie, in altre parole si parla di sindromi che colpiscono la parte anteriore del piede, i cosiddetti metatarsi, provocando dolore al plantare e al dorso. Esse sono dovute agli squilibri di carico oppure a malattie sistemiche, a lesioni dei capi articolari o dei tessuti mobili, per questo le metatarsalgie del piede possono manifestarsi come biomeccaniche e non biomeccaniche. Le prime sono dovute a patologie dipendenti da squilibri e sovraccarico dei metatarsi, dall’altra parte le metatarsalgie non biomeccaniche sono conseguenti all’insorgere di malattie articolari, reumatiche o vascolari.

 

In questi casi bisogna partire dal presupposto che la metatarsalgia non è una patologia ma un sintomo, per cui è sempre provocato da altri problemi e patologie. Tale problema deve essere curato il prima possibile per non incappare in dolori amplificati in tutte le altre parti del corpo. Il dolore coinvolge la parte anteriore del piede e nella maggior parte dei casi camminando i dolori aumentano, il caricamento del peso cambia e si arriva ad assumere posizioni scorrette che a lungo andare influiscono sulla colonna vertebrale provocando seri dolori.

 

Gli strumenti per diagnosticare le metatarsalgie del piede sono la radiografia, in un secondo step l’ecografia e la baropodometria che analizzando la camminata identifica la distribuzione del peso e quindi individua la quantità di carico supportata da entrambe le piante del piede.

 

Ci sono diverse cure possibili per i sintomi da metatarsalgia del piede: l’utilizzo di plantari ortopedici per un breve periodo coadiuvato dall’uso di scarpe a pianta larga, oltre alla possibilità di sottoporsi a terapie di varia natura per alleviare il dolore. Nei casi considerati più gravi la chirurgia risulta la soluzione più adatta per modificare la conformazione ossea del piede ormai compromessa, ma in questo frangente bisogna affidarsi ad un chirurgo abile e consapevole in quanto si tratta di un intervento molto delicato.

Unghie incarnite

La Metatarsalgia comprende una serie di sindromi dolorose corrispondenti alla regione plantare del piede riferita alle teste metatarsali (l’ultima parte della falange che si articola con la base della falange, in genere chiamata cuscinetto plantare). Si tratta di un disturbo frequente che colpisce le ossa e le articolazioni.

Le metatarsalgie del piede sono sintomi di patologie che possono rivelarsi gravi per il piede e la sua pianta in primis, ma anche per la schiena, l’anca o addirittura il ginocchio.

 

Forse non tutti sanno che i dolori alla colonna vertebrale che spesso si avvertono non dipendono solamente dalla schiena, ma anche e soprattutto dal piede. Lo diamo per scontato, ma i nostri piedi sono continuamente sottosforzo per mantenere in equilibrio il nostro corpo e supportarne il relativo peso durante tutta la giornata.

 

 

 

I dolori al piede solitamente sono classificati come metatarsalgie, in altre parole si parla di sindromi che colpiscono la parte anteriore del piede, i cosiddetti metatarsi, provocando dolore al plantare e al dorso. Esse sono dovute agli squilibri di carico oppure a malattie sistemiche, a lesioni dei capi articolari o dei tessuti mobili, per questo le metatarsalgie del piede possono manifestarsi come biomeccaniche e non biomeccaniche. Le prime sono dovute a patologie dipendenti da squilibri e sovraccarico dei metatarsi, dall’altra parte le metatarsalgie non biomeccaniche sono conseguenti all’insorgere di malattie articolari, reumatiche o vascolari.

 

In questi casi bisogna partire dal presupposto che la metatarsalgia non è una patologia ma un sintomo, per cui è sempre provocato da altri problemi e patologie. Tale problema deve essere curato il prima possibile per non incappare in dolori amplificati in tutte le altre parti del corpo. Il dolore coinvolge la parte anteriore del piede e nella maggior parte dei casi camminando i dolori aumentano, il caricamento del peso cambia e si arriva ad assumere posizioni scorrette che a lungo andare influiscono sulla colonna vertebrale provocando seri dolori.

 

Gli strumenti per diagnosticare le metatarsalgie del piede sono la radiografia, in un secondo step l’ecografia e la baropodometria che analizzando la camminata identifica la distribuzione del peso e quindi individua la quantità di carico supportata da entrambe le piante del piede.

 

Ci sono diverse cure possibili per i sintomi da metatarsalgia del piede: l’utilizzo di plantari ortopedici per un breve periodo coadiuvato dall’uso di scarpe a pianta larga, oltre alla possibilità di sottoporsi a terapie di varia natura per alleviare il dolore. Nei casi considerati più gravi la chirurgia risulta la soluzione più adatta per modificare la conformazione ossea del piede ormai compromessa, ma in questo frangente bisogna affidarsi ad un chirurgo abile e consapevole in quanto si tratta di un intervento molto delicato.

Trauma ungueale - ematoma sub-ungueale

La Metatarsalgia comprende una serie di sindromi dolorose corrispondenti alla regione plantare del piede riferita alle teste metatarsali (l’ultima parte della falange che si articola con la base della falange, in genere chiamata cuscinetto plantare). Si tratta di un disturbo frequente che colpisce le ossa e le articolazioni.

Le metatarsalgie del piede sono sintomi di patologie che possono rivelarsi gravi per il piede e la sua pianta in primis, ma anche per la schiena, l’anca o addirittura il ginocchio.

 

Forse non tutti sanno che i dolori alla colonna vertebrale che spesso si avvertono non dipendono solamente dalla schiena, ma anche e soprattutto dal piede. Lo diamo per scontato, ma i nostri piedi sono continuamente sottosforzo per mantenere in equilibrio il nostro corpo e supportarne il relativo peso durante tutta la giornata.

 

 

 

I dolori al piede solitamente sono classificati come metatarsalgie, in altre parole si parla di sindromi che colpiscono la parte anteriore del piede, i cosiddetti metatarsi, provocando dolore al plantare e al dorso. Esse sono dovute agli squilibri di carico oppure a malattie sistemiche, a lesioni dei capi articolari o dei tessuti mobili, per questo le metatarsalgie del piede possono manifestarsi come biomeccaniche e non biomeccaniche. Le prime sono dovute a patologie dipendenti da squilibri e sovraccarico dei metatarsi, dall’altra parte le metatarsalgie non biomeccaniche sono conseguenti all’insorgere di malattie articolari, reumatiche o vascolari.

 

In questi casi bisogna partire dal presupposto che la metatarsalgia non è una patologia ma un sintomo, per cui è sempre provocato da altri problemi e patologie. Tale problema deve essere curato il prima possibile per non incappare in dolori amplificati in tutte le altre parti del corpo. Il dolore coinvolge la parte anteriore del piede e nella maggior parte dei casi camminando i dolori aumentano, il caricamento del peso cambia e si arriva ad assumere posizioni scorrette che a lungo andare influiscono sulla colonna vertebrale provocando seri dolori.

 

Gli strumenti per diagnosticare le metatarsalgie del piede sono la radiografia, in un secondo step l’ecografia e la baropodometria che analizzando la camminata identifica la distribuzione del peso e quindi individua la quantità di carico supportata da entrambe le piante del piede.

 

Ci sono diverse cure possibili per i sintomi da metatarsalgia del piede: l’utilizzo di plantari ortopedici per un breve periodo coadiuvato dall’uso di scarpe a pianta larga, oltre alla possibilità di sottoporsi a terapie di varia natura per alleviare il dolore. Nei casi considerati più gravi la chirurgia risulta la soluzione più adatta per modificare la conformazione ossea del piede ormai compromessa, ma in questo frangente bisogna affidarsi ad un chirurgo abile e consapevole in quanto si tratta di un intervento molto delicato.

Tinea pedis - piede dello sportivo

La Metatarsalgia comprende una serie di sindromi dolorose corrispondenti alla regione plantare del piede riferita alle teste metatarsali (l’ultima parte della falange che si articola con la base della falange, in genere chiamata cuscinetto plantare). Si tratta di un disturbo frequente che colpisce le ossa e le articolazioni.

Le metatarsalgie del piede sono sintomi di patologie che possono rivelarsi gravi per il piede e la sua pianta in primis, ma anche per la schiena, l’anca o addirittura il ginocchio.

 

Forse non tutti sanno che i dolori alla colonna vertebrale che spesso si avvertono non dipendono solamente dalla schiena, ma anche e soprattutto dal piede. Lo diamo per scontato, ma i nostri piedi sono continuamente sottosforzo per mantenere in equilibrio il nostro corpo e supportarne il relativo peso durante tutta la giornata.

 

 

 

I dolori al piede solitamente sono classificati come metatarsalgie, in altre parole si parla di sindromi che colpiscono la parte anteriore del piede, i cosiddetti metatarsi, provocando dolore al plantare e al dorso. Esse sono dovute agli squilibri di carico oppure a malattie sistemiche, a lesioni dei capi articolari o dei tessuti mobili, per questo le metatarsalgie del piede possono manifestarsi come biomeccaniche e non biomeccaniche. Le prime sono dovute a patologie dipendenti da squilibri e sovraccarico dei metatarsi, dall’altra parte le metatarsalgie non biomeccaniche sono conseguenti all’insorgere di malattie articolari, reumatiche o vascolari.

 

In questi casi bisogna partire dal presupposto che la metatarsalgia non è una patologia ma un sintomo, per cui è sempre provocato da altri problemi e patologie. Tale problema deve essere curato il prima possibile per non incappare in dolori amplificati in tutte le altre parti del corpo. Il dolore coinvolge la parte anteriore del piede e nella maggior parte dei casi camminando i dolori aumentano, il caricamento del peso cambia e si arriva ad assumere posizioni scorrette che a lungo andare influiscono sulla colonna vertebrale provocando seri dolori.

 

Gli strumenti per diagnosticare le metatarsalgie del piede sono la radiografia, in un secondo step l’ecografia e la baropodometria che analizzando la camminata identifica la distribuzione del peso e quindi individua la quantità di carico supportata da entrambe le piante del piede.

 

Ci sono diverse cure possibili per i sintomi da metatarsalgia del piede: l’utilizzo di plantari ortopedici per un breve periodo coadiuvato dall’uso di scarpe a pianta larga, oltre alla possibilità di sottoporsi a terapie di varia natura per alleviare il dolore. Nei casi considerati più gravi la chirurgia risulta la soluzione più adatta per modificare la conformazione ossea del piede ormai compromessa, ma in questo frangente bisogna affidarsi ad un chirurgo abile e consapevole in quanto si tratta di un intervento molto delicato.

Geloni delle dita

La Metatarsalgia comprende una serie di sindromi dolorose corrispondenti alla regione plantare del piede riferita alle teste metatarsali (l’ultima parte della falange che si articola con la base della falange, in genere chiamata cuscinetto plantare). Si tratta di un disturbo frequente che colpisce le ossa e le articolazioni.

Le metatarsalgie del piede sono sintomi di patologie che possono rivelarsi gravi per il piede e la sua pianta in primis, ma anche per la schiena, l’anca o addirittura il ginocchio.

 

Forse non tutti sanno che i dolori alla colonna vertebrale che spesso si avvertono non dipendono solamente dalla schiena, ma anche e soprattutto dal piede. Lo diamo per scontato, ma i nostri piedi sono continuamente sottosforzo per mantenere in equilibrio il nostro corpo e supportarne il relativo peso durante tutta la giornata.

 

 

 

I dolori al piede solitamente sono classificati come metatarsalgie, in altre parole si parla di sindromi che colpiscono la parte anteriore del piede, i cosiddetti metatarsi, provocando dolore al plantare e al dorso. Esse sono dovute agli squilibri di carico oppure a malattie sistemiche, a lesioni dei capi articolari o dei tessuti mobili, per questo le metatarsalgie del piede possono manifestarsi come biomeccaniche e non biomeccaniche. Le prime sono dovute a patologie dipendenti da squilibri e sovraccarico dei metatarsi, dall’altra parte le metatarsalgie non biomeccaniche sono conseguenti all’insorgere di malattie articolari, reumatiche o vascolari.

 

In questi casi bisogna partire dal presupposto che la metatarsalgia non è una patologia ma un sintomo, per cui è sempre provocato da altri problemi e patologie. Tale problema deve essere curato il prima possibile per non incappare in dolori amplificati in tutte le altre parti del corpo. Il dolore coinvolge la parte anteriore del piede e nella maggior parte dei casi camminando i dolori aumentano, il caricamento del peso cambia e si arriva ad assumere posizioni scorrette che a lungo andare influiscono sulla colonna vertebrale provocando seri dolori.

 

Gli strumenti per diagnosticare le metatarsalgie del piede sono la radiografia, in un secondo step l’ecografia e la baropodometria che analizzando la camminata identifica la distribuzione del peso e quindi individua la quantità di carico supportata da entrambe le piante del piede.

 

Ci sono diverse cure possibili per i sintomi da metatarsalgia del piede: l’utilizzo di plantari ortopedici per un breve periodo coadiuvato dall’uso di scarpe a pianta larga, oltre alla possibilità di sottoporsi a terapie di varia natura per alleviare il dolore. Nei casi considerati più gravi la chirurgia risulta la soluzione più adatta per modificare la conformazione ossea del piede ormai compromessa, ma in questo frangente bisogna affidarsi ad un chirurgo abile e consapevole in quanto si tratta di un intervento molto delicato.

Desquamazione e secchezza eccessiva

La Metatarsalgia comprende una serie di sindromi dolorose corrispondenti alla regione plantare del piede riferita alle teste metatarsali (l’ultima parte della falange che si articola con la base della falange, in genere chiamata cuscinetto plantare). Si tratta di un disturbo frequente che colpisce le ossa e le articolazioni.

Le metatarsalgie del piede sono sintomi di patologie che possono rivelarsi gravi per il piede e la sua pianta in primis, ma anche per la schiena, l’anca o addirittura il ginocchio.

 

Forse non tutti sanno che i dolori alla colonna vertebrale che spesso si avvertono non dipendono solamente dalla schiena, ma anche e soprattutto dal piede. Lo diamo per scontato, ma i nostri piedi sono continuamente sottosforzo per mantenere in equilibrio il nostro corpo e supportarne il relativo peso durante tutta la giornata.

 

 

 

I dolori al piede solitamente sono classificati come metatarsalgie, in altre parole si parla di sindromi che colpiscono la parte anteriore del piede, i cosiddetti metatarsi, provocando dolore al plantare e al dorso. Esse sono dovute agli squilibri di carico oppure a malattie sistemiche, a lesioni dei capi articolari o dei tessuti mobili, per questo le metatarsalgie del piede possono manifestarsi come biomeccaniche e non biomeccaniche. Le prime sono dovute a patologie dipendenti da squilibri e sovraccarico dei metatarsi, dall’altra parte le metatarsalgie non biomeccaniche sono conseguenti all’insorgere di malattie articolari, reumatiche o vascolari.

 

In questi casi bisogna partire dal presupposto che la metatarsalgia non è una patologia ma un sintomo, per cui è sempre provocato da altri problemi e patologie. Tale problema deve essere curato il prima possibile per non incappare in dolori amplificati in tutte le altre parti del corpo. Il dolore coinvolge la parte anteriore del piede e nella maggior parte dei casi camminando i dolori aumentano, il caricamento del peso cambia e si arriva ad assumere posizioni scorrette che a lungo andare influiscono sulla colonna vertebrale provocando seri dolori.

 

Gli strumenti per diagnosticare le metatarsalgie del piede sono la radiografia, in un secondo step l’ecografia e la baropodometria che analizzando la camminata identifica la distribuzione del peso e quindi individua la quantità di carico supportata da entrambe le piante del piede.

 

Ci sono diverse cure possibili per i sintomi da metatarsalgia del piede: l’utilizzo di plantari ortopedici per un breve periodo coadiuvato dall’uso di scarpe a pianta larga, oltre alla possibilità di sottoporsi a terapie di varia natura per alleviare il dolore. Nei casi considerati più gravi la chirurgia risulta la soluzione più adatta per modificare la conformazione ossea del piede ormai compromessa, ma in questo frangente bisogna affidarsi ad un chirurgo abile e consapevole in quanto si tratta di un intervento molto delicato.

Iperidrosi

La Metatarsalgia comprende una serie di sindromi dolorose corrispondenti alla regione plantare del piede riferita alle teste metatarsali (l’ultima parte della falange che si articola con la base della falange, in genere chiamata cuscinetto plantare). Si tratta di un disturbo frequente che colpisce le ossa e le articolazioni.

Le metatarsalgie del piede sono sintomi di patologie che possono rivelarsi gravi per il piede e la sua pianta in primis, ma anche per la schiena, l’anca o addirittura il ginocchio.

 

Forse non tutti sanno che i dolori alla colonna vertebrale che spesso si avvertono non dipendono solamente dalla schiena, ma anche e soprattutto dal piede. Lo diamo per scontato, ma i nostri piedi sono continuamente sottosforzo per mantenere in equilibrio il nostro corpo e supportarne il relativo peso durante tutta la giornata.

 

 

 

I dolori al piede solitamente sono classificati come metatarsalgie, in altre parole si parla di sindromi che colpiscono la parte anteriore del piede, i cosiddetti metatarsi, provocando dolore al plantare e al dorso. Esse sono dovute agli squilibri di carico oppure a malattie sistemiche, a lesioni dei capi articolari o dei tessuti mobili, per questo le metatarsalgie del piede possono manifestarsi come biomeccaniche e non biomeccaniche. Le prime sono dovute a patologie dipendenti da squilibri e sovraccarico dei metatarsi, dall’altra parte le metatarsalgie non biomeccaniche sono conseguenti all’insorgere di malattie articolari, reumatiche o vascolari.

 

In questi casi bisogna partire dal presupposto che la metatarsalgia non è una patologia ma un sintomo, per cui è sempre provocato da altri problemi e patologie. Tale problema deve essere curato il prima possibile per non incappare in dolori amplificati in tutte le altre parti del corpo. Il dolore coinvolge la parte anteriore del piede e nella maggior parte dei casi camminando i dolori aumentano, il caricamento del peso cambia e si arriva ad assumere posizioni scorrette che a lungo andare influiscono sulla colonna vertebrale provocando seri dolori.

 

Gli strumenti per diagnosticare le metatarsalgie del piede sono la radiografia, in un secondo step l’ecografia e la baropodometria che analizzando la camminata identifica la distribuzione del peso e quindi individua la quantità di carico supportata da entrambe le piante del piede.

 

Ci sono diverse cure possibili per i sintomi da metatarsalgia del piede: l’utilizzo di plantari ortopedici per un breve periodo coadiuvato dall’uso di scarpe a pianta larga, oltre alla possibilità di sottoporsi a terapie di varia natura per alleviare il dolore. Nei casi considerati più gravi la chirurgia risulta la soluzione più adatta per modificare la conformazione ossea del piede ormai compromessa, ma in questo frangente bisogna affidarsi ad un chirurgo abile e consapevole in quanto si tratta di un intervento molto delicato.

ESAMI

La baropodometria è lo studio delle pressioni che esercita il piede sul terreno. Questo esame consiste nel camminare su una pedana che tramite dei sensori rileva l’appoggio del piede con i diversi punti di carico. È una metodica non invasiva quindi priva di campi magnetici o radiazioni.

L’analisi baropodometrica consente di rilevare le pressioni plantari; i dati acquisiti sono necessari per effettuare lo studio del passo e dell’appoggio del piede per evidenziare le deviazioni causa di dolore ai piedi e alle articolazioni sovrastanti (caviglie, ginocchia, bacino,colonna vertebrale).

 

A CHI PUO’ SERVIRE L’ANALISI BAROPODOMETRICA?

SPORTIVI

Una valutazione baropodometrica è utile sia per ricercare prestazioni migliori sia per risalire alla causa di recidivi problemi muscolo-scheletrici e porvi rimedio; la possibilità di tradurre in numeri e grafici un determinato gesto atletico (corsa, salto, ecc..) consente di trovarvi eventuali difetti e di verificarne il miglioramento in tempi successivi. Questo tipo di test quindi è consigliabile sia per i “professionisti” che per gli sportivi “della domenica”, per questi ultimi soprattutto per evitare di accusare dolori muscolari o articolari nei giorni successivi alla pratica dell’attività.

BAMBINI E ADOLESCENTI

L’analisi baropodometrica è una valida integrazione alla valutazione clinica del medico pediatra e/o alla visita di idoneità sportiva: è indispensabile per valutare il corretto sviluppo morfologico dei ragazzi, o per ricercare eventuali atteggiamenti posturali scorretti che se trattati precocemente vengono generalmente risolti. Inoltre con una valutazione funzionale non invasiva si può scegliere il tipo di attività sportiva più adatto ai nostri figli.

PERSONE CON DOLORI AI PIEDI, ARTICOLARI, LOMBALGIE, CERVICALGIE, PROBLEMI DI INSTABILITA’ …

L’analisi baropodometrica valuta l’appoggio del piede sia nella fase statica che in quella dinamica, evidenziando le zone di ipercarico e ipocarico, gli angoli del passo e tutti i movimenti del piede. Quindi, per tutte le persone che presentano patologie quali metatarsalgie, talloniti, fascite plantare, neuroma di Morton, alluce valgo, ecc., direttamente dai dati dell’analisi si realizza un plantare che meglio risponde alle esigenze del problema del cliente. In una successiva fase di controllo si può verificare l’efficacia del trattamento camminando sulla pedana direttamente con l’ortesi.

Essa si divide in tre differenti esami:

Esame Baropodometrico Statico - Analisi Statica

L’esame baropodometrico in statica viene condotto tramite una prova di 4 secondi in fase di standing mono e bipodalico. Tale studio permette di valutare in maniera quantitativa i difetti nell’appoggio, zone di ipercarico e di determinare la percentuale di ripartizione del peso corporeo sugli arti inferiori.

Può essere inoltre effettuata un’analisi della geometria baricentrica che è utile per un’analisi posturale. L’integrazione con un esame optoelettronico permette inoltre di verificare l’allineamento dei segmenti degli arti inferiori e di quantificarne gli eventuali difetti.

Esame Baropodometrico Dinamico - Analisi Dinamica

Con questa analisi si effettua uno studio della fase dinamica grazie alla valutazione dell’andamento delle impronte durante il passo, valutando le percentuali di ripartizione della superficie di appoggio e di carico tra le due impronte e tra retropiede e avampiede.

 

Anche in questo caso possono essere valutati i difetti dell’appoggio e vengono visualizzati una serie di grafici che mostrano l’andamento dei parametri significativi durante il passo quali la superficie di appoggio, la lateralità e la velocità di avanzamento dei baricentri pressori e la componente verticale della forza di spinta del piede sulla pedana.

 

E’ possibile non solo analizzare la camminata, ma il paziente può anche simulare un gesto atletico o un particolare movimento dolente (correre, saltare, cambiare direzione..) e verificarne i parametri non corretti.

Tali dati propri della GAIT ANALYSIS sono un’introduzione a una valutazione biomeccanica del movimento. Inoltre possono essere rappresentate le geometrie delle impronte dinamiche con la visualizzazione delle fasi del passo.

Esame Posturale - Analisi Stabilometrica

Anche per questa indagine ci si avvale della pedana baropodometrica; il soggetto è in posizione di standing bipodalico e monopodalico sia con gli occhi aperti che con gli occhi chiusi. Viene calcolato lo spostamento dei centri di pressione di ciascun arto e del baricentro corporeo, per evidenziare le oscillazioni del soggetto in risposta alle influenze gravitazionali. Il tempo di acquisizione può essere impostato a piacimento e le analisi derivanti vanno dalla valutazione degli stabilogrammi, a quella delle ellissi di oscillazione, all’analisi in frequenza dei cicli di compensazione.

Questo tipo di analisi consente di verificare l’interazione dei sistemi vestibolari, oculomotori e propriocettivi che concorrono all’equilibrio della persona. I dati ricavati dall’analisi stabilometrica sono particolarmente utili per i soggetti con problemi di equilibrio conclamati e per gli atleti che devono affrontare una fase riabilitativa post-traumatica (interventi chirurgici, danni articolari, colpi di frusta, ecc).

L’obiettivo dell’indagine posturale è quello di risalire alle cause dei disturbi; una postura scorretta può, infatti, essere all’origine di moltissime problematiche che vanno dal mal di testa alle vertigini, dalla lombalgia alla dorsalgia e alla cervicalgia, dalle tendiniti alle degenerazioni delle strutture articolari.

La posturologia clinica è la scienza medica che studia il funzionamento del Sistema Posturale, ed analizza la relazione tra lo squilibrio del Sistema Posturale e le patologie dell’apparato locomotore.

Lo scopo del posturologo è individuare la causa dei compensi che il nostro organismo mette in atto in seguito agli squilibri del Sistema Posturale, che potranno portare a:

contratture muscolari,

mal di schiena,

cefalea,

problemi articolari,

artrosi,

scoliosi,

ernie del disco

altro

L’approccio posturologico è importante perché, fin dalla nascita, il nostro cervello memorizza gli errori del Sistema Posturale come riferimenti di normalità, per cui non possono correggersi da soli.

ORTESI SU MISURA

L’ortesi plantare è un dispositivo medico realizzato interamente su misura che, deve rispondere a più necessità: da un lato correggere e/o compensare una problematica e dall’altra essere ben tollerata dal paziente risultando perciò leggera e soprattutto capace di migliorare la qualità della nostra vita.

Pertanto un paio di plantari su misura, per essere tali, non potranno essere uguali a un altro soggetto perché diversi per anatomia, per problematica, per età, per sudorazione, peso ecc.

Un ortesi plantare avrà caratteristiche, composizione, sostegni e scarichi diversi dall’avampiede al retropiede a seconda dell’obiettivo da raggiungere.

Vengono spesso utilizzati materiali altamente performanti ed efficaci che vanno dai multiform, ai ppt, policarbonato, schiume di lattice fino ad arrivare alla sottilissima ed super resistente fibra di carbonio.

Classificazione:

Plantari correttivi

S’intendono ortesi plantari correttive,  le ortesi plantari realizzate con lo scopo di correggere una problematica nell’età evolutiva, ovvero fino a quando l’apparato muscolo-tendineo-scheletrico è in grado di rispondere a determinate  sollecitazioni esterne. Fanno parte di queste categorie le ortesi per il bambino- adolescente

che, per mezzo di cunei, spessori o sostegni, sono in grado di modificare, nelle migliori delle circostanze, la presenza di alcune problematiche come il piede piatto, la pronazione del retropiede, l’avampiede varo, il ginocchio valgo ecc.

Plantari antalgici - compensativi

S’intendono ortesi plantari antalgiche  le ortesi concepite a solo scopo di ridurre, limitare o, nelle migliori ortesi, eliminare il dolore scatenato a seguito di una problematica in corso. Sono ortesi che vengono concepite con materiali solitamente morbidi al fine di ammortizzare o scaricare l’urto in un determinato punto dolente. Sono normalmente realizzati in soggetti con artrosi a uno stadio avanzato, artrite deformante, gotta, diabetici, gravi insufficienze circolatorie o comunque in tutte quelle circostanze in cui il piede lamenta una grave insofferenza, soprattutto al carico.

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